CHIARCOS LORENAL’aver iniziato
precocemente ad accostarsi all’arte le ha consentito di acquisire
un solido senso artistico e, sempre in ambiente familiare, di
assaporare fin da giovane il piacere del fare
materializzatosi prevalentemente attraverso la lavorazione dei
metalli e del legno. Ha successivamente consolidato le sue competenze
tecniche nell’ambito dei metalli attraverso studi artistici. Il suo
originario trasporto per le forme plastiche si apre successivamente
ai linguaggi pittorici passando attraverso l’uso di tecniche
tradizionali, quali la foglia d’oro e il mosaico, per poi
approdare all’olio e alle tecniche miste.
Nella pittura utilizza in
modo personale elementi dell’astrattismo lirico che rafforza,
avvalendosi di effetti dinamici, per ottenere quella dimensione
espressiva che le è innata e che esplicita con i titoli. Questi
sottolineano la sua interiorità e una lieve nota romantica, quasi
nel dubbio che forme e colori non siano sufficientemente esaustivi
nella comunicazione. Sicuramente la sua aspirazione la porta a
superare la pura ricerca formale, l’energia che le sue opere
esprimono è tangibile, attraverso i cromatismi spesso dissonanti, o
la stesura gestuale e liberatoria comunica infatti la propria visone
dell’esistenza, sensibile e riflessiva.
Renato Glerean |
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ENNE EFFEL'Arte di Enne Effe si può avvicinare a un archiscrittura se considerata come archetipo di un linguaggio che conserva immagini primordiali, della storia dell'uomo quindi e del suo vissuto, trasformate con assoluta originalità in un linguaggio nuovo che non ha tempo.
Sono rame intrise di memoria, sapientemente e accuratamente tessute in quel 'Quadro' completo che è l'immagine di una vita. Arazzi di cromie e composizioni che narrano un intreccio di storie del passato, tessuti che portano con sé profondità celate e indimenticabili ricordi trovano vita nel pensiero di Enne Effe nel presente trsportandoci in un futuro rivisitato di una romanticità di assoluta bellezza e talvolta di una melanconica verità. Sono opere preesistenti alla parola quindi che si tramutano grazie alle mani che minuziosamente pensano a una realtà del tutto attuale. Organze, pizzi e sete come fili di un racconto che arriva al cuore del fruitore con estatica naturalezza. L'arte di questa artista italiana attraversa il tempo regalandoci con un minimalismo poetico una lirica di profonda purezza ed essenzialità. Chiarcos Lorena |
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GIORDANO LUCAIn un’era che sembra volta al concettuale, l’immagine dell’artista- artigiano può apparire obsoleta, riduttiva, mentre in realtà questa è da ritenersi una qualità. Creare, dare forma, dare vita a qualcosa che prima non esisteva con le proprie mani, questa è la dimensione artigianale, ma anche l’atto creativo. Si definisce autodidatta, ma ha frequentato una scuola di scultori in Val Gardena, località in cui la scultura lignea ha una tradizione lunga e qualificata. Le forme sono legate alla tradizione classica, ma gli accorgimenti tecnici e l’uso dei materiali rendono la sua produzione stilisticamente attuale.
Giordano sa valorizzare l’aspetto naturale dei materiali, la loro forza intrinseca che, combinati con l’ineccepibile padronanza degli strumenti e le altrettanto evidenti conoscenze anatomiche, producono un risultato estetico di pregio. Sicuramente colpisce quanto egli sappia valorizzare il dettaglio, elevarlo al rango di soggetto, far sì che l’attenzione si fermi su ciò che abitualmente può essere secondario, attribuendogli un valore semantico ed evidenziandone la meritata valenza espressiva. Le forme sono rese morbide ed eleganti grazie alla delicatezza che egli applica nel lavorarle, quasi che nelle sue mani i materiali perdano la loro naturale durezza per diventare cosa viva. Renato Glerean |
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MICCOLI ARNALDOPugliese di origini e americano per scelta, mostra una natura multipla ed articolata, legata sia al vecchio che al nuovo mondo, sia ad un passato atavico che al presente più immediato. Essendo stato uno dei discepoli di Franco Gentilini all'Accademia delle Belle Arti a Roma, egli segue il suo maestro nel rispetto delle sue scelte, che sono leggermente cambiate durante tutta la sua carriera: Figurazione si, ma una figurazione lontana dalla virtuosità realistica fine a sé stessa, dalle involuzioni barocche e vezzosamente egocentriche che sono tipiche di De Chirico e degli espressionismi nello stile di "Guttuso" o di "Carlo Levi" '. Di Vittorio Sgarbi, dallo show 'Cloni e icone nel terzo millennio' |
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PANDOLFI EROSPandolfi e’nato nell’ambito del sodalizio dei pittori Pomposiani, un gruppo ben noto e apprezzato negli anni ’60 e ’70 dove le varie individualita’ espressive si proponevano di valorizzare le bellezze del delta del Po. Gia’ allora Pandolfi tendeva a distaccarsi dalla pittura di tipo figurativo con un suo inconfondibile modo di comporre, fatto di immagini semplici, ma significative che bene esprimevano l’ariosa ampiezza di natura fatta di cielo, terra e acque.
In proposito Remo Brindisi ebbe a commentare: “ora Pandolfi sente a modo suo quel che i Ciardi e la scuola di Burano seppero impostare”. Verso la fine degli sessanta incomincia ad avvertire l’esigenza di dare corpo al suo discorso pittorico con maggiore rigore e consapevolezza fino ad arrivare al limite dell’astrazione. L’impiego di resine, mutando da un lato la plasticità dell’opera, ne creano dall’altra un’inscindibile unità fra materia e colore, addolcita da un lirismo latente sempre presente in ogni sua opera “una pittura fredda che scalda il cuore” come ebbe a dirgli Lucio Fontana Fu quella l’esperienza giovanile alla quale fecero seguito altre esperienze e ricerche ben piu’impegnative e approfondite con risulatati di portata internazionale. La ricerca di Eros ha spaziato in molte discipline, non ultima la fusione in alluminio ed il Raku. Imo Benelli |
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SERGI UGOFai clic qui per effettuare modLa sua produzione segue un percorso costante segnato da un senso decorativo particolare, che poggia su un paio di elementi di base: l’irrequietezza delle forma e una sorta di hòrror vàcui. Il vorticoso aleggiare delle forme si trasforma in un gioco di texture incalzante che in qualche caso svela una qualche simpatia per il Neodadaismo e l’assemblage. Avvalendosi di maschere e della nebulizzazione del colore crea effetti evanescenti e profondità spaziali che infondono delicatezza a composizioni decisamente forti. Di tanto in tanto le sue composizioni, sempre informali, si concedono delle aree di respiro, dei vuoti contrappuntati da emergenti grovigli materici. I colori si frantumano e si intervallano in modo tale che la loro forza peculiare si armonizza e si bilancia, così che l’opera nel suo insieme prende il sopravvento sul soggetto. Da questi fondali emergono delle figurazioni, quasi spettrali, che descrivono una condizione umana caotica, un andirivieni di individui soli formanti un collage di esistenze che si sovrappongono, come fantasmi danzanti su quegli scenari surreali che evocano mondi sognanti, o infernali.
Queste sagome umane e l’universo circostante sono elementi distinti in continua sovrapposizione, nella ricerca o nel rifiuto di una convivenza, nell’ostinazione di un destino comune che appare irrimediabilmente innaturale ifiche. Renato Glerean |
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ZUPPICHIN GIORGIOUsa il linguaggio fotografico per condividere con l’interlocutore la sua visione del vivere quotidiano, con l’uomo protagonista anche quando non appare, in una sorta di antropocentrismo senza idealizzazioni. La presenza umana si rivela attraverso le cose, la natura e l’ambiente urbano, come parte di tutto questo. Descritta nella sua fragilità e contraddizioni, ma anche nella fierezza e nobiltà. Con il suo strumento non si limita a registrare ciò che appare agli occhi di tutti, il visibile, ma sceglie quegli aspetti della realtà che meglio si prestano alla rappresentazione delle sue riflessioni. Non fermarsi alla “superficie” è una caratteristica inderogabile per qualsiasi opera che voglia ritenersi artistica e le sue opere sono pregne di implicazioni. Artista sensibile, ha raggiunto in anni di meticolosa ricerca quella padronanza tecnica e peculiarità stilistica che gli sono servite per esprimere al meglio il suo pensiero, per creare un canale comunicativo con un pubblico attento su tematiche legate all’esistenza, ai suoi drammi, ai suoi valori e ai suoi significati. La ricerca formale lo ha portato a trattare le foto come opere pittoriche: le superfici preparate accolgono le immagini e ne valorizzano i colori rendendo quasi incomprensibile, all’occhio distratto, quelle forme reali che di fatto sono alla portata di chiunque. Quando indaga sul dramma esistenziale dimostra rara sensibilità e profondo rispetto per la fragilità umana.
Renato Glerean |
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